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I PRODIGI DI SAHAJA YOGA

medit

  • E’ vero che Sahaja Yoga guarisce malattie considerate incurabili ?
  • E se è vero, sono guarigioni “miracolose” oppure sono spiegabili scientificamente ? E, sempre se è vero, come mai non se ne parla in tutto il mondo, né negli ambienti medici ?

 

Questa raffica di domande sono state rivolte al Prof. Umesh Rai, già direttore del Dipartimento di fisiologia dell’Università di New Delhi e ex-direttore del Centro Internazionale di Ricerca e Terapia Sahaja Yoga di New Bombay. Il Prof. Rai è stato prima di tutto un medico, al quale stava  al cuore soprattutto il benessere dei suoi pazienti. Nasceva da qui il suo approccio profondamente umano, che rifiuta di considerare l’ammalato come una specie di macchina da riparare. Nei suoi frequenti contatti con ambienti scientifici occidentali (università e centri di ricerca di Oxford, Londra, Zurigo, ecc.), il Prof. Rai si rese conto che anche in occidente la medicina stava cercando di superare i limiti di questa concezione meccanicistica, resa ancor più esasperata dalla crescente specializzazione dei vari rami della medicina e delle indagini diagnostiche moderne. La cultura indiana del Prof. Rai lo spinse perciò a cercare nello yoga, che proprio in India ha le sue radici, un approccio terapeutico che tenesse conto dell’uomo nella sua totalità. Infatti, lo yoga mira al raggiungimento della connessione tra l’energia residua della creazione, che dorme nell’osso sacro di ogni essere umano e che in Sanscrito è chiamata Kundalini, con l’energia onnipervadente del Divino. Questo risveglio di energia, chiamato la Realizzazione del Sé, rende possibile all’individuo realizzare pienamente le proprie potenzialità, a livello psichico e spirituale. La persona che riesce ad attuare lo yoga raggiunge uno stato di serenità, pace ed equilibrio, che si ripercuote favorevolmente anche sulla sua salute fisica, per cui essa riesce a superare un’eventuale condizione di malattia e ad ottenere gradualmente uno stato di perfetta salute. Ma lasciamo la parola al Prof. Rai:

 

  • All’inizio ero molto scoraggiato, perché non riuscivo a trovare alcun parametro scientifico che mi consentisse di controllare i presunti benefici dello yoga. Non riuscivo nemmeno a stabilire scientificamente se una persona aveva attuato lo yoga, cioè il collegamento del proprio spirito con lo Spirito Universale.
  • Ma poi riuscì a superare questa difficoltà ? In che modo ?
  • Fu in seguito ad un fortunato incontro con Shri Mataji Nirmala Devi, che aveva riscoperto e perfezionato Sahaja Yoga.
  • Che cos’è Sahaja Yoga ?
  • Sahaja significa spontaneo, innato; yoga connessione con l’Energia Onnipervadente che dà vita all’Universo. Dunque yoga innato.
  • In che senso innato ?
  • Innato, nel senso che ogni essere umano ha in sé una parte del Divino. Si tratta della Kundalini che dorme nell’osso sacro in attesa di essere svegliata. Lo yoga si attua appunto con il risveglio della Kundalini, cioè con la Realizzazione del Sé.
  • E come avviene questo risveglio ?
  • E’ tutto predisposto. La Kundalini è come una candela che aspetta di essere accesa; ci vuole l’accendino. Shri Mataji è la fiamma. Essa è nata con il potere di risvegliare la Kundalini in ogni persona che desidera ascendere e migliorarsi. Essa dice : “Non potete conoscere il significato della vostra vita finchè non siete connessi al potere che vi ha creati”, e ancora : “Non potete pagare per questo, come non potete pagare madre terra per far nascere una pianta da un seme”. Ma c’è un’altra cosa molto importante: ogni persona che ha avuto la Realizzazione del Sé può darla a migliaia di altre persone, come una candela accesa può accendere altre candele.
  • La Realizzazione del Sé è la stessa cosa dell’”illuminazione” di cui parlano le dottrine esoteriche?
  • Bisogna stare molto attenti. Oggi l’esoterismo viene venduto in tutti i modi, perfino per corrispondenza! Molti guru autoproclamati tali vendono diversi gradi di “iniziazione” a persone assetate di genuina spiritualità o, più spesso, di presunti poteri psichici. Ebbene, non si può acquistare la spiritualità o i poteri con il danaro. Spesso l’incauto uomo moderno si lascia allettare dal miraggio di un’illuminazione comperata a suon di milioni e alla fine spende un patrimonio per trovarsi in mano un pugno di mosche. In passato chi voleva raggiungere l’illuminazione, la vera illuminazione del Buddha, la coscienza cosmica, poteva arrivarci solo alla fine di una vita di sacrifici ed ascetismo, ammesso di essere stato tanto fortunato da aver trovato un vero guru. La venuta di Shri Mataji ha modificato radicalmente questa situazione. Mediante Sahaja Yoga chiunque può ottenere subito la Realizzazione del Sé, senza dover sborsare una lira. La Realizzazione del Sé è la vera e propria illuminazione, ma dobbiamo renderci conto che non si tratta di una folgorazione, bensì di un processo graduale. All’inizio il sistema sottile dell’uomo è ostruito, ha dei blocchi, e solo pochi fili della Kundalini riescono a passare per andare a illuminare il suo cuore e il suo cervello. Poi ogni persona deve rimuovere i propri blocchi mediante le tecniche di Sahaja Yoga. Man mano che le ostruzioni vengono rimosse un numero sempre maggiore di fili della Kundalini riesce a passare e alla fine la persona può raggiungere l’illuminazione completa.
  • Ma come ci si accorge se il risveglio della Kundalini è realmente avvenuto ?
  • E’ una delle cose più importanti che ho imparato da Shri Mataji. La persona connessa con l’Energia Onnipervadente percepisce una brezza fresca sul palmo delle mani e sulla sommità della testa.
  • Si tratta di una sensazione soggettiva o di qualcosa di misurabile ?
  • E’ misurabile. La sensazione di fresco può essere percepita anche da chi sta vicino alla persona “risvegliata” e può essere misurata come diminuzione della temperatura cutanea. E’ il primo parametro scientifico che mi ha permesso di controllare se una persona ha veramente attuato lo yoga.
  • Devo arguire che in seguito ne ha trovati anche altri ?
  • Sì. La resistenza elettrica della pelle, la concentrazione di acido lattico nel sangue, la concentrazione di adrenalina nel sangue, la frequenza cardiaca e l’elettroencefalogramma. Ho pubblicato tutti questi studi nel libro Medical Science Enlightened.
  • All’inizio Le ho fatto una domanda provocatoria. Le ho chiesto se Sahaja Yoga può fare miracoli per la salute dell’uomo. Come mi risponde? Non mi dirà che riesce a guarire il cancro, altrimenti ne parlerebbe tutto il mondo!
  • Le dirò che dipende dai punti di vista. Una cosa è certa. Sahaja Yoga migliora sensibilmente la qualità di vita delle persone che lo praticano. Dopo che la Kundalini è stata risvegliata è necessario mantenerla “attiva” mediante la meditazione e le tecniche Sahaja Yoga di pulizia del sistema sottile. L’uomo inizia così un processo di miglioramento fisico, psichico e spirituale e la sua salute ne trae grande giovamento. Le malattie psicosomatiche e i disturbi funzionali, per i quali la medicina ufficiale è quasi impotente, vengono curati perfettamente. L’ipertensione, l’asma bronchiale, le cardiopatie ischemiche, le cefalee, l’insonnia, perfino l’epilessia idiopatica e il diabete mellito di primo tipo possono essere curati senza bisogno di medicine. Se si pensa che secondo uno studio dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità, il 20% della popolazione adulta americana soffre di ipertensione, e che questa può aprire la strada ad altre patologie come l’infarto, è facile comprendere l’importanza anche sociale di questo Yoga, che costituisce una vera e propria terapia olisitica, anche se la guarigione della persona è in un certo senso un sottoprodotto della sua ascesa spirituale. Inoltre Sahaja Yoga elimina completamente lo stress, che ha una parte così importante nella vita moderna, soprattutto dei manager, e migliora la capacità delle persone di comprendere gli altri e di comunicare con essi. Io non parlo di miracoli, ma di risultati riscontrabili scientificamente. E’ vero, abbiamo avuto anche casi di malattie refrattarie alle cure normali, come qualche caso di cancro o di sterilità che sono guariti, ma in questo tipo di “cura” è fondamentale la collaborazione del paziente. Una persona che va fino in fondo sul sentiero tracciato da Shri Mataji e da Sahaja Yoga può guarire anche da mali incurabili. Se invece la persona rifiuta di praticare regolarmente la meditazione e le semplici tecniche di Sahaja Yoga è nella stessa condizione di un paziente qualsiasi che pretende di curarsi con la medicina ufficiale senza prendere le medicine che il medico gli prescrive. In casi del genere c’è poco da fare.
  • Ma allora per guarire con Sahaja Yoga è necessario abbandonare le proprie normali attività e dedicarsi solo allo yoga ?
  • E’ proprio questo il bello di Sahaja Yoga. Una volta chi voleva fare yoga sul serio doveva praticare una vita ascetica e passare il suo tempo a meditare ed a fare esercizi. Con Sahaja Yoga non è necessario né andare a vivere nell’Himalaya, né abbandonare le proprie normali attività. Sono sufficienti 15-20 minuti di meditazione al mattino e alla sera e qualche semplice operazione di pulizia del proprio sistema sottile, che non comporta alcun esercizio ginnico, né grandi perdite di tempo. Solo in casi di gravi malattie è consigliabile un ricovero di alcune settimane presso il Centro Internazionale di Ricerca e Terapia Sahaja Yoga di New Bombay, fondato da Shri Mataji. In questo periodo di tempo il paziente può ottenere un miglioramento apprezzabile del suo stato e apprendere tutto quanto deve sapere per praticare correttamente Sahaja Yoga. Successivamente egli può continuare a curarsi praticando Sahaja Yoga a casa propria, senza abbandonare le sue abituali occupazioni, e appoggiandosi ai Centri di Sahaja Yoga che esistono in moltissime città di oltre 70 paesi del mondo.

 

  • Quali sono le implicazioni sociali di Sahaja Yoga?
  • Se consideriamo Sahaja Yoga solo come metodo di cura delle malattie, esso consente indubbiamente di migliorare il livello di benessere di chiunque lo pratichi e di ridurre drasticamente il consumo di medicinali e i ricoveri ospedalieri. Ma in realtà Sahaja Yoga è molto di più di una terapia. Sahaja Yoga è uno stato più elevato dell’essere e rappresenta per l’uomo una scelta di vita : la scelta di intraprendere la strada dell’ascesa verso il Divino. La salute fisica è solo un aspetto di questa ascesa che trasforma la vita di un uomo portandolo ad un livello più elevato. La psicologia moderna da Jung a Maslow, da Fromm ad Assagioli, da Frankl a Rogers, per non citarne che alcuni,. ha messo in discussione il concetto di “normalità” dell’uomo e il compito della psicologia di riportare alla normalità le persone meno che normali. La psicologia transpersonale, nata da questa corrente di rinnovamento, si è posta come obiettivo quello di aiutare non solo l’uomo “subnormale” ma anche l’uomo normale o eccezionale a sviluppare pienamente le proprie potenzialità portandolo a vivere quelle che Maslow ha definito “peak experiences”, cioè vette estremamente appaganti che egli può raggiungere realizzando i propri ideali. Ebbene, Sahaja Yoga offre proprio questo: la Realizzazione del Sé.

 

  • Ci può dire qualcosa di più su come funziona Sahaja Yoga ?
  • Dobbiamo rifarci innazittutto al modello dell’uomo come ci è stato tramandato dalle Incarnazioni e dai veggenti. Il mondo è pieno di opere d’arte che rappresentano la Kundalini, l’energia primordiale materna che dorme nell’osso sacro e il sistema sottile dell’uomo. Quando la Kundalini si sveglia, essa sale lungo la colonna vertebrale, “illuminando” il sistema sottile dell’uomo, che è costituito dai cosiddetti “chakras”. I chakras sono “vortici di energia” che nutrono il sistema nervoso dell’uomo. Ogni chakra corrisponde a un plesso nervoso, che da esso riceve la sua energia vitale. I chakras vibrano a frequenze altissime, in armonia con le correnti energetiche che permeano l’Universo. La malattia si manifesta quando uno o più chakras vanno fuori sintonia, per cause spirituali o fisiche. Ristabilendo il corretto funzionamento dei chakras la malattia recede (a meno che l’organismo non abbia già subito una mutilazione o un danno irreversibile). Il sistema sottile è illustrato nella figura ( ..). Tra sistema sottile e sistema nervoso esistono le seguenti corrispondenze :

 

  • MULADHARA : PLESSO PELVICO : innerva prostata, deferenti, tube uterine, collo dell’utero, genitali esterni
  • SWADISTHAN : PLESSO AORTICO : innerva parte del pancreas, della milza, del fegato, dell’utero, del colon, i reni e i surreni e si dirama nei subplessi spermatico, colico, sigmoideo, emorroidario superiore, mesenterico inferiore e ipogastrico
  • NABHI : PLESSO SOLARE : innerva parte del fegato, della milza e del pancreas, parte dell’utero, intestino tenue, parte del colon
  • ANAHATA (CUORE) : PLESSO CARDIO-POLMONARE : innerva cuore, polmoni, pleura e pericardio, seni e costole
  • VISHUDDHI : PLESSO CERVICALE (O CERVICO-BRACHIALE) : controlla un settore molto vasto, che comprende il collo e la parte anteriore della testa, cioè il volto, gli arti superiori e la tiroide
  • AGNYA : CHIASMA OTTICO : si trova tra l’ipofisi (anteriormente) e l’epifisi (posteriormente), e controlla l’ipotalamo
  • SAHASRARA : SISTEMA LIMBICO : area dell’integrazione, dove confluiscono tutte le terminazioni nervose

 

 

  • Dunque i chakras sono collegati con il sistema nervoso?
  • Ma in che modo la Kundalini è legata all’ascesa spirituale dell’uomo?
  • Tramite il sistema sottile. I chakras sono collegati da un lato con il sistema nervoso e dall’altro con la personalità spirituale dell’uomo; essi rappresentano dunque un ponte tra spirito e materia. Quando funzionano perfettamente l’uomo manifesta determinate “qualità”, che rappresentano diversi aspetti del Divino riflessi nell’uomo. Ad esempio, nel Muladhara risiede la nostra innocenza, la nostra purezza, nello Swadisthana la creatività e la pura conoscenza, nel Nabhi il benessere e la generosità, nel Cuore la gioia, la sicurezza e l’amore, nel Vishuddhi il nostro modo di comunicare con gli altri, dunque la simpatia, nell’Agnya il perdono e nel Sahasrara la nostra integrazione. Il funzionamento dei chakras viene disturbato o addirittura compromesso quando l’uomo si comporta in contrasto con le loro qualità.
  • Mi può fare qualche esempio?
  • Ad esempio se un artista saccheggia la propria creatività esclusivamente a scopo di lucro, lo Swadisthana ne risente e a lungo andare provoca in quella persona disturbi al fegato, ai reni, ecc. Analogamente se una persona conduce una vita molto pericolosa, mettendo continuamente in pericolo la propria sicurezza, rischia di danneggiare le proprie coronarie, governate dal chakra del cuore. La persona non realizzata non è in grado di percepire il funzionamento dei propri chakras. Dopo la Realizzazione del Sé l’uomo diventa invece consapevole della propria vera natura e del collegamento del proprio Spirito con quello che gli indiani d’America chiamano il “Grande Spirito”, cioè con l’energia onnipervadente del Divino. Inoltre egli comincia a percepire i propri chakras sulle dita delle mani.
  • Sulle dita delle mani? In che modo?
  • Ogni chakra è collegato con un punto preciso della mano (vedi fig. …). Se un chakra va fuori sintonia, il dito o il punto della mano che vi corrisponde comincia a sentire calore, o prurito, o dolore. In questo modo l’Uomo Realizzato può capire quali dei suoi chakras hanno bisogno di cure e può ristabilire la loro piena funzionalità mediante le semplici tecniche insegnate da Sahaja Yoga. Quando i chakras dell’uomo riprendono a funzionare correttamente, anche gli organi che dipendono da essi vanno a posto e la malattia recede. Il Sahaja Yogi, cioè la persona che ha ottenuto la Realizzazione del Sé, non ha dunque bisogno di uno specialista per diagnosticare una malattia, né ha bisogno di cure complesse. Se riesce soltanto a riequilibrare il proprio sistema sottile con la tecniche di Sahaja Yoga, il suo corpo ritrova automaticamente lo stato di salute.
  • Interessante …
  • Ma non basta: se la persona Realizzata porta la propria attenzione su un’altra persona, essa riesce a percepire sulle proprie mani anche i chakras dell’altra persona e la può aiutare a ritrovare l’equilibrio del suo sistema sottile. Dunque la consapevolezza del Sahaja Yogi si allarga, penetra nell’inconscio collettivo, ed egli fa l’esperienza di essere una cellula del grande organismo che siamo abituati a chiamare l’Universo. E’ questa l’“illuminazione”, quella che i Vangeli definiscono la “seconda nascita”, la nascita nello spirito. In tale stato l’uomo percepisce l’illusorietà di tutte le divisioni di razza, di casta, di colore di pelle, di credo religioso, ecc. perché si trova immerso nell’oceano di vita che accomuna tutti gli esseri umani. Egli diventa incapace di odiare, come il dito di una mano non può odiare un altro dito. Anzi, se un altro essere umano è in difficoltà, egli sente il bisogno di andare in suo aiuto. L’esperienza dell’illuminazione non è una folgorazione sconvolgente, che sovverte completamente il modo di sentire dell’uomo, ma è una crescita graduale e progressiva che lo avvicina sempre più al suo Creatore. Man mano che egli si immerge nell’energia onnipervadente, che è il potere dell’infinito amore del Divino, l’uomo comprende sempre meglio l’Universo e realizza gradualmente la sua piena identità. Ogni essere umano Realizzato può dare la Realizzazione a migliaia di altre persone. E’ una svolta storica per l’umanità, perché mai come ora tante persone Realizzate sono vissute contemporaneamente. Se ognuna di esse donerà agli altri ciò che ha ricevuto da Shri Mataji, il mondo avrà veramente modo di uscire da tutti i problemi che minacciano la sopravvivenza stessa dell’umanità.

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