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MARIA E L’ETERNO FEMMINILE

 

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Domande

 

Un mantra per l’Agnya Chakra nomina Maria, madre di Cristo. E’ un po’ sorprendente trovare un personaggio ben conosciuto da noi in un mantra indiano. In India Maria è venerata al pari di Lakshmi, Sarasvati o Durga – cioe’ come una Deità, mentre per noi e’ una donna, certo speciale (vedi immacolata concezione), ma umana. Perche’ questa differenza?

 

I vangeli parlano poco di Maria, gli scritti di Paolo (a cui e’ improntato il Cattolicesimo) la ignorano totalmente: i soli testi sono i primi capitoli dei vangeli di Matteo e Luca, i cui propositi sono pero’ volti piu’ a glorificare la miracolosa nascita di Cristo che a glorificare Maria. Il culto di Maria all’inizio semplicemente non esisteva: nacque dal nulla nel V° secolo d.C., evolvette nel periodo gotico e fiorì nel Medio-Evo. Oggi, dopo 20 secoli, il culto mariano e’ vastissimo e sentito, e quasi la meta’ delle chiese cristiane sono intitolate alla Madonna di qualche cosa, o a Nostra Signora di qualcos’altro. Perche’ cosi’ tanto fervore postumo?

 

In Spagna e in Francia a Maria sono state intitolate statue completamente dipinte di nero, risalenti al periodo merovingio (550-750 d.C.: le cosiddette “vergini nere”): perche’?

 

E infine chi e’ Maria? Che cosa rappresenta?

 

A queste domande possiamo dare una risposta se spostiamo il nostro punto d’osservazione altrove e cambiamo la nostra prospettiva. E, allora, partiremo dall’India.

 

 

 

L’Adi Shakti e l’eterno femminile

 

I Veda, redatti da piu’ di 4000 anni, sono la piu’ antica scrittura spirituale dell’umanita’. Essi raccontano che all’atto della creazione il Parabrahma – supremo Uno indifferenziato – si differenzio’ in due poli, l’uno maschile, Sada Shiva, l’altro femminile, l’Adi Shakti. Sada Shiva e’ l’Essere supremo, Dio Padre, Testimone silenzioso della Creazione. Adi Shakti – che letteralmente vuol dire, in sanscrito, potere divino, energia primordiale – e’ la Grande Dea, la Madre Universale, la forza creatrice, l’azione. Il Devi Mahatmayam afferma: “ ..omaggio a Te, Grande Dea! Tu sei l’Energia eterna dalla quale l’intero universo si crea, esiste e si distrugge”.

Ricorrendo ad un’immagine, Dio e’ stato paragonato al sole: l’aspetto maschile, Sada Shiva, e’ l’Essere, cioe’ l’astro stesso; l’aspetto femminile, l’Adi Shakti, e’ la luce del sole, il calore del sole, l’energia solare che nutre la terra e gli esseri viventi; in una parola, il potere del sole.

Quello che ci colpisce e’ che il “nostro” Dio, biblico, e’ solo: essere trascendente e creatore. L’India invece associa il genere maschile/femminile a questi due compiti. Il mondo la segue. In Persia la coppia di Dèi maschio/femmina sono Ahura Mazda e Anahita; Enlil e Ishtar presso i Sumeri, Izanagi e Izanami in Giappone, Iside e Osiride in Egitto, Dagda e Danu presso i Celti in Europa. In Cina Lao-Tse, in un passo del Tao-Teh-Ching, afferma: “..c’era qualcosa di caotico e perfetto prima che il cielo e la terra nascessero. Silenziosa, gira intorno instancabile. Si puo’ considerare la Madre dell’universo.”

 

Tutte le dèe indiane, come Sarasvati, Lakshmi, Parvati, Kalki fino alle piu’ recenti Sita e Rada, sono manifestazioni dell’Adi Shakti – la deita’ femminile primordiale. Il fatto che esista l’Adi Shakti, cioè, genera automaticamente una miriade di eroine femminili che popolano il pantheon indiano. Questo e’ accaduto di riflesso anche nelle altre grandi religioni verso la “nostra”: i persiani, i sumeri, gli ittiti, gli egiziani, i greci e infine gli antichi romani. Tutte queste religioni hanno una numerosa stirpe di dèi a cui e’ associata un’altrettanto numerosa rappresentanza femminile. Le dèe si somigliano tutte: ad es. Lakshmi, in India, nasce dalla schiuma del mare, come Afrodite in Grecia e Venere a Roma (mare come il nome Maria). La colomba e’ simbolicamente associata ad Anahita in Persia, ad Astarte in Mesopotamia e a Turan presso gli etruschi (colomba come il simbolo dello Spirito Santo nel cristianesimo).

 

L’insieme delle Dèe femminili, a cui il fervore popolare dedicava in antichita’ templi e preghiere, con diversi nomi nelle diverse culture, e’ l’espressione concreta dell’eterno femminile che ha sempre accompagnato l’uomo nelle sue esigenze spirituali e religiose, accanto e di pari passo alla venerazione degli Dèi maschili. Era questo anche il mondo degli antichi Romani al tempo di Cristo, il cosiddetto “mondo pagano”, che la nuova religione cristiana si apprestava a soppiantare.

 

 

 

Donna/uomo: nel mondo moderno e nel cattolicesimo

 

Siamo molto orgogliosi delle conquiste della nostra societa’ moderna, tra cui l’emancipazione femminile. Eppure fino ad un secolo fa le donne se la passavano male in questa parte di mondo, e la nostra cultura storica tradizionale non ha certo aiutato le donne a raggiungere il diritto di voto, il divorzio, la parita’ sociale, il rispetto per la maternita’ sul lavoro. La festa della donna, l’8 marzo, e’ l’anniversario di un evento tragico che ricorda l’assassinio di femministe in lotta ai primi del ‘900. Ancora oggi abbiamo in Italia certamente molti piu’ uomini a capo di aziende, nel parlamento, alle alte cariche dello stato.

 

L’emancipazione femminile non è legata al progresso tecnologico e alla modernità, come dimostra la pessima condizione delle donne in Giappone, ma al rispetto verso la donna che una cultura, in un certo posto e in un certo tempo, e’ in grado di esprimere. E’ stata una sorpresa per gli esperti dell’UNICEF, che negli anni ’80 stilavano una classifica mondiale di parametri che influenzano la qualita’ della vita, osservare che alcune societa’ matriarcali dell’Africa subsahariana sono le culture dove le donne hanno piu’ possibilita’ di realizzarsi rispetto ai propri uomini, piu’ di ogni altro posto del mondo attualmente. Nelle societa’ piu’ povere del mondo la differenza sessuale si traduce nella non sopravvivenza delle bambine; ma quali sono, nelle societa’ più ricche, i danni psicologici, i vincoli pratici, le gabbie mentali?

Nelle società religiose il rispetto verso la donna e’ associato alla venerazione della Dea, l’aspetto femminile di Dio. La Dea Madre simboleggia la creazione, la creatività, la generosita’ della natura, la produttività dei campi nell’agricoltura, il conforto del pianto del neonato, il suo nutrimento materiale e spirituale, e tante altre qualità “divine” dell’essere donna.

 

Ma c’e’ un momento nella nostra storia in cui la Grande Dea scompare: e’ il 325 d.C. I Padri della Chiesa a Roma selezionano gli scritti sulla vita di Gesù Cristo e redigono le versioni finali dei quattro vangeli canonici e degli atti degli apostoli. La famiglia regale divina diviene il Padre, il Figlio e una colomba… Osserviamo che Cristo ha dei bellissimi rapporti con le donne, documentati sia nei vangeli canonici che altrove. Ma nella chiesa che da lì in poi si dirà cattolica le donne non ci sono: le suore non hanno gli stessi poteri dei sacerdoti (325 d.C.), i sacerdoti non si legano alle donne (385 d.C.), il desiderio di una donna e’ peccato (430 d.C.). Insomma nasce una religione maschile. Addirittura in seguito la donna e’ vista come demone, perche’ induce l’uomo alla tentazione di un peccato.

 

La religione cattolica e’ la prima religione maschile dell’occidente (in oriente c’erano stati gli assiri), e alcuni studiosi sostengono che i Padri della Chiesa siano stati consapevoli di dover abbattere il culto della Dea Madre per poter affermare una nuova religione contro il credo pagano e contro il sentire di altre comunità paleocristiane nel Mediterraneo. In effetti la chiesa di Roma e’ fondata da Paolo e Pietro. E’ il primo dei due il più colto e intellettuale, capace di influenzare l’altro e plasmare la nuova dottrina. E’ Paolo che gli Atti degli Apostoli raccontano predicare a Efeso – citta’ di cristiani con il senso dell’eterno femminile – ed essere costretto alla fuga dalla folla inferocita. Ecco alcune citazioni da Paolo: “Che tacciano le donne nelle assemblee, perche’ non è loro permesso di prendere la parola; che si comportino con remissività”; “non permetto alla donna di insegnare né di fare la legge all’uomo”; “la testa della donna e’ l’uomo”; “chi si sposa, non pecca. Ma la gente sposata avrà delle pesanti prove da sopportare e io vorrei che fosse risparmiata”. Per fortuna in molti non abbiamo seguito i suoi consigli!

 

Cristo naturalmente era tutt’altra cosa: a parte la difesa delle donne narrata in più punti dei vangeli, proprio sul matrimonio dice: “il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola”; e sull’abitudine del tempo di ripudiare le mogli: ”chiunque ripudia sua moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio”. Non c’e’ dubbio, la donna non è un demone!

 

Ma quello che sta sotto la nostra tradizione culturale non e’ l’insegnamento diretto di Cristo, ma come esso e’ stato interpretato e assimilato nella società occidentale, cioè appunto la chiesa di Roma, istituita 3 secoli dopo, ed evoluta (o involuta) nei secoli bui successivi alla caduta dell’Impero Romano verso una totale negazione della donna.

 

Non c’e’ solo la condizione femminile come svantaggio di una religione maschile, ad influenzare il comportamento della nostra società occidentale. Sentiamo un “ecofemminista”, V. Shiva: “..l’uomo, spogliato del principio femminile, viene posto al di sopra della natura e delle donne, e da entrambe separato. La violenza nei confronti della natura – rivelata dalla crisi ecologica – e la violenza verso le donne – rivelato dal loro assoggettamento e sfruttamento – sorgono dalla prevaricazione del principio femminile. .. L’attività, la produttività, la creatività che erano associate al principio femminile, vengono espropriate e trasformate in qualità maschili. La natura da madre diviene risorsa.”.

 

Ora finalmente possiamo tornare a Maria e alle nostre domande.

 

 

Risposte

 

Nel V° secolo d.C. il cattolicesimo si espande in Francia e Spagna grazie all’impero romano, e i vescovi locali ivi proibiscono le cerimonie dedicate ad Iside, la dea nera di origine africana (egiziana): appena 50 anni dopo, spuntano come funghi le prime sculture di madonne nere. Maria sostituisce Iside anche come Regina del Cielo e Stella del Mare. L’immagine di Iside rappresentata con suo figlio Horus sulle ginocchia e’ ripresa perfettamente nelle immagini bizantine della “Madonna col bambino”. La corona di Maria e’ uguale ai cerchi concentrici della dea Cibele, guardiana di Roma. Le ultime processioni per Cibele, in Francia nel 410 d.C., verranno riprese piu’ tardi per Maria.

 

Lo slancio al culto mariano viene nel 1100 d.C da Bernardo di Chiaravalle, il luminare dell’ordine cistercense che identifica l’umile donna dei vangeli come il tramite verso Dio: “tramite la Vergine, Dio si è reso accessibile e visibile”. Non ci vedete anche voi un significato analogo a quello dell’Adi Shakti? Per Bernardo, Maria è la sola Madre di Salvezza, Colei che conduce l’uomo verso l’unione con il Padre (yoga = unione; religione da religare = riunire, riallacciare). Sentiamo le sue omelie: “..noi attendiamo da Te, o Grande Signora, la parola! Il mondo intero, prosternato ai tuoi piedi, ti supplica di dire sì…il Re dell’universo, il Signore stesso, Lui che è talmente appassionato della Tua bellezza!, ambisce così fortemente, ora, la Tua risposta favorevole: Egli ne ha voluto fare la condizione richiesta per la Salvezza del mondo.” Che trasformazione! Paolo non avrebbe mai scritto queste parole…

 

E’ Maria, madre di Cristo, a raccogliere l’esigenza popolare di una deità femminile negata dalla dottrina ufficiale della chiesa fondata da Paolo e Pietro. Maria e’ l’unico personaggio femminile del Nuovo Testamento, e su di lei si scaricano tutte le attese di un’umanità privata delle numerose figure femminili divine. Così Maria vive nei secoli un processo di “deificazione” analogo a quello di Rada e Sita, regine davvero vissute nella storia dell’India e in seguito venerate come Dèe. Non sorprende quindi che l’India veneri anche Maria come una Deità, ed in effetti essa è un aspetto dell’Adi Shakti (e in particolare un’incarnazione di Maha Lakshmi).

 

Per un praticante di Yoga, è essenziale comprendere il proprio limite culturale per evolvere e superarlo: sia che siamo religiosi, sia che non lo siamo, proveniamo da una cultura maschile che ha deliberatamente affossato il culto dell’eterno femminile. La sua riscoperta è un passo fondamentale della nostra crescita spirituale.

 

 

 

 

I nomi della Devi e di Maria

 

Alcuni nomi in sanscrito della Dea dal “Sri Lalita Sahasranama”      Alcuni nomi latini della Vergine Maria

 

Dipta Colei che illumina le vie oscure prese dai ricercatori Generans Aeternum Lumen Colei che produce la luce eterna
Rakshakari Colei che dà la salvezza Regina Salutis Regina di Salvezza
Bhayapaha Colei che libera i suoi devoti dalla paura Mater Intemerata Madre senza Paura
Sadhaka-rivinadhini Colei che accorda la Gioia Eterna Per Quam Venitur Colei attravero la quale si incontra la Gioia
Sharma-dahini Colei che dà beatitudine divina Regina Beatitudinis Regina di beatitudine
Yogada Colei che dà lo yoga, l’unione Federis Arca Arca dell’Unione
Prana-rupini Colei che è il soffio sacro Templum Spiritus Sanctus Tempio del soffio sacro
Vishwa garba Madre dell’universo Coelorum Regina Regina dei Cieli
Sahaja yoga dahini Colei che dà la realizzazione spontanea del Sé Resurrectio Nostra La nostra resurrezione
Nirmala Devi Dea immacolata Immacolata Immacolata
Bhakta-nandamayi Sorgente di Gioia eterna per i suoi discepoli Causa Nostra Laetitia Causa della nostra Gioia
Tara La redentrice Mater divinae Gratiae Madre della Grazia divina

 

 

Bibliografia:

Vangeli, Atti degli apostoli, omelie dei padri cistercensi. Lao Tse: Tao-teh-ching.

Vandana Shiva, Sopravvivere allo sviluppo (1990).

Gwenael Verez, La madre e la spiritualità (1995)

Elisabetta Donini, intervento al corso multidisciplinare UNICEF di educazione allo sviluppo, 1994

 

Autore :

Francesco Carosone, Sahaja Yoga Modena

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